venerdì 23 gennaio 2015

Renzi Berlusconi e la premiata ditta FORZA RENZI


Nel teatrino della politica italiana ieri è andata in scena una moderna rivisitazione di quella che fu chiamata nel lontano 1953 la “ legge truffa”, una legge che dopo un lungo dibattito alla Camera dei Deputati fu oggetto di una lettura fulminea al Senato con lo scopo di poter essere approvata giusto in tempo per entrare in vigore in occasione delle elezioni politiche del 3 giugno 1953.
La legge promulgata il 31 marzo 1953 aveva lo scopo di assegnare uno spropositato premio di maggioranza alla forza politica che nelle elezioni di giugno avesse raggiunto il 50% dei voti ( per la cronaca le forze apparentate ottennero il 49,8% dei voti e quindi il meccanismo della legge non scattò) e fu caldamente osteggiata dall’allora Partito Comunista come testimoniano le pagine dell’Unità di allora.
L’evoluzione della politica ci ha portato dopo 60 anni a rivedere nelle aule del Parlamento una “ Legge truffa “ che ieri è stata chiamata “ Espositum “ o “ supercanguro “ con cui il Senato della Repubblica votandola ha di fatto precluso la discussione e il voto su gran parte degli emendamenti presentati dai parlamentari con lo scopo di migliorare la nuova legge elettorale chiamata “ Italicum”.
Ma al di là della gravità dell’atto anti democratico compiuto da chi ha votato l’emendamento presentato dal senatore del PD Esposito, la vera vergogna di questo attentato alla democrazia che ci consegnerà un Parlamento di nominati è il fatto che l’emendamento sia passato grazie ai voti di buona parte dei senatori di Forza Italia che di fatto dovrebbero rappresentare l’opposizione.
Il Premier Renzi che governa senza essere stato votato dagli italiani e grazie alla compiacenza dell’ormai benemerito Presidente Napolitano (che durante il suo mandato ha benedetto non uno ma ben tre governi non legittimati dal voto popolare) sbeffeggiando la minoranza interna del suo partito non ha trovato di meglio che entrare in società con Berlusconi nella premiata ditta FORZA RENZI.
La giustificazione data dal premier Renzi per questa operazione a dir poco spregiudicata è stata che le riforme di carattere istituzionale è un bene che siano condivise anche dall’opposizione.
C’è però un piccolo particolare di cui il Premier non tiene conto ed è quello relativo ai numeri che hanno portato all’approvazione dell’emendamento truffa, perché un conto è presentare un emendamento che viene votato dall’intera maggioranza e anche dalle opposizione mentre ben altra cosa è prendere atto che i voti delle opposizioni hanno contribuito in maniera determinante a far approvare l’emendamento che nel caso specifico senza i voti dei senatori di Forza Italia non sarebbe passato.
Questo genere di operazioni non possono che essere chiamate per quello che sono, un vero e proprio INCIUCIO.
Questa vicenda ci consegna la fotografia di due partiti, PD e Forza Italia, che stanno tradendo il mandato ricevuto dagli elettori nelle elezioni politiche del 2013, elezioni in cui il PD si presentò con il chiaro intento di far sparire dalla scena politica il giaguaro Berlusconi e Forza Italia come l’unica vera alternativa alla sinistra con cui mai e poi mai avrebbe governato.
Il buon Renzi in queste ore ha rivolto più volte il suo pensiero, per giustificare l’inciucio con Berlusconi, ai tanti militanti che prestano volontariamente la loro opera nelle Feste dell’Unità e che a sentir lui gli avrebbero chiesto a più riprese di andare avanti nel suo lavoro di riforma del paese.
Non ho alcun dubbio sulla totale inaffidabilità politica di Renzi che ha dimostrato, se ancora ve ne fosse bisogno, proprio ieri di quanto il suo modo di fare politica non abbia nulla di innovativo ma anzi rappresenti un film già visto; ho invece un grande rispetto per tutti quei militanti che animati da una grande passione politica sacrificano il loro tempo per sostenere il partito in cui credono e penso che sarebbe cosa buona e saggia che  avessero come segretario una persona affidabile e non un politico che a fronte di una marea di spot pubblicitari sul #fare sta portando a casa con la complicità di Forza Italia riforme che consegneranno ai cittadini un Senato dopolavoristico per i consiglieri regionali e una Camera dei Deputati fatta di onorevoli nominati e non eletti in maniera diretta.

lunedì 19 gennaio 2015

Il PD perde i pezzi, Cofferati se ne va sbattendo la porta!


Certo che non deve essere stato facile per Sergio Cofferati, meglio conosciuto come il cinese, prendere la decisione che ha preso: quella di andarsene da quel partito di cui è stato co-fondatore e nel quale ha militato per oltre 40 anni ligio alla più ferrea disciplina di partito.
Speriamo che quanto accaduto in occasione delle primarie liguri serva a far capire in maniera chiara e precisa a chi vota da sempre a sinistra dove stia portando il Partito democratico il segretario del partito nonché Premier Matteo Renzi.
L’immagine che esce fuori dal brutto pasticciaccio delle primarie liguri è quella di un partito che si sta allontanando sempre più dai suoi elettori con decisioni che hanno dell’incredibile, come quella presa dal segretario Renzi che nel corso della Direzione del partito tenutasi a Roma ha liquidato la vicenda ligure in maniera frettolosa e soprattutto superficiale, affermando: “La discussione sulla primarie liguri per noi finisce qui, da oggi si lavora per vincere le elezioni, alle primarie liguri è successo un casino, ci sono stati problemi, abbiamo trovato una soluzione. Ora per cortesia bisogna smetterla di fare i tafazzi sulle primarie”
Non so voi, ma la vicenda ligure più che una tafazzata mi ricorda quel Cetto La Qualunque con cui Antonio Albanese ci ha regalato quel magnifico affresco della classe politica italiana che è “Qualunquemente “
Forse il buon Renzi non si è accorto che alle primarie liguri hanno partecipato 54.000 votanti, mentre nel dicembre del 2013 si recarono ai seggi 81.870 cittadini, il che vuol dire che il 34% degli elettori di sinistra sono rimasti a casa, senza contare che a quanto sembrerebbe una buona parte di chi si è recato a votare nulla ha a che vedere con il PD e tantomeno con la sinistra.
Basta scorrere l’elenco dei 13 seggi in cui è stato dichiarato nullo il voto espresso da tutti quelli che si sono recati al seggio ( Lavagna, Moconesi, Beverino, Albisola Superiore, Savona Villapiana, Badalucco, Perinaldo, Spezia Centro, Santo Stefano al Mare, Deiva Marina, Sarzana 48, Millesimo, Savona Lavagnola ) per capire come si possa parlare di primarie da annullare anziché da ratificare.
Sono stati annullati quasi 4000 voti sui 54.000 scrutinati ( in pratica il 7,5% ) e su altri due seggi sono in corso indagini da parte della magistratura e dell’antimafia e il buon Renzi seguito dal segretario regionale del partito non hanno trovato di meglio che ratificare i risultati delle primarie senza nemmeno aspettare la fine dei lavori della commissione di garanzia.
Giusto per fare un esempio che può meglio spiegare gli aiutini avuti dalla candidata Paita nella sola provincia di Savona è opportuno ricordare l’esito di un sondaggio realizzato da Opimedia consulting con il metodo delle interviste telefoniche tra il 29 novembre e il primo dicembre 2014 su di un campione di 680 persone residenti in provincia di Savona; tale sondaggio sentenziò che Cofferati al momento della rilevazione avrebbe avuto un seguito del 57%, contro il 37% della Paita e il 4% di Tovo; considerato che l’errore statistico medio atteso per tale sondaggio era del 2,8% viene da porsi in maniera legittima una domanda:
perché i dati del sondaggio sembrano in sintonia ( al lordo dell’errore statistico previsto ) con il risultato raggiunto da Toso in provincia di Savona ( 0,81% reale contro il 4% assegnato dal sondaggio, 4% - 2,8%= 1,2% poco lontano dall’0,81%) mentre risultano completamente sballati rispetto agli altri due contendenti: Cofferati dato al 57% dal sondaggio prende un 31% reale, mentre la Paita data al 37% dal sondaggio prende un 67% reale!
Può darsi che nel giro di un mese gli elettori delle primarie della provincia di Savona abbiano cambiato a 360 gradi la loro opinione sui due principali contendenti, oppure come sembra più veritiero, qualcuno estraneo all’elettorato di sinistra ha mosso un buon numero di truppe cammellate per favorire la candidata Paita.
Le notizie che arrivano da Albenga, Savona, Imperia e da alcune zone di Genova raccontano di numerosi stranieri giunti ai seggi per votare senza peraltro saper giustificare il motivo della loro presenza in loco, o di intere squadre giovanili portate a votare, ma credo che l’immagine più eloquente sulla validità di queste primarie sia quella registrata nel seggio di Albisola Superiore dove l’attuale Sindaco ( e altri esponenti della sua maggioranza ) a capo di una lista civica di espressione di centro destra, quel Franco Orsi già vice Presidente della Regione Liguria per Forza Italia ( dal 2000 al 2005 ) e senatore della Repubblica per il Popolo della Libertà ( dal 2008 al 2013 ) si è recato a votare dichiarando apertamente di aver votato per Raffaella Paita.
Per carità, in politica i cambi di casacca sono perennemente all’ordine del giorno e del resto che la futura presidenza Paita possa voler dire una ripetizione a livello regionale dell’accordo con il centro destra che regge l’attuale governo è cosa risaputa non fosse altro per il messaggio lanciato dal ministro Pinotti in occasione della sua visita a Genova per sostenere la candidata Paita (messaggio mai smentito dalla direzione e dal segretario nazionale del PD).
Questa brutta vicenda segna la fine di una pratica di “democrazia diretta” che il Pd aveva sbandierato come simbolo della propria politica innovativa; le primarie sono servite a far salire “sulla barca che va” più gente possibile per legittimare a suon di milioni di voti la salita al potere di un segretario nazionale che non ha fatto alcuna distinzione tra chi gli assegnato il proprio voto generando di fatto un meccanismo che ha mandato a fondo la barca nel momento in cui come nel caso della Liguria sono salite a bordo una quantità imprevista ma non imprevedibile di zavorre!


Chi sono i protagonisti :

Raffaella Paita
È nata alla  Spezia il 23 novembre 1974 ed è sposata con Luigi Merlo attuale Presidente dell’Autorità portuale di Genova.
Ha una lunga militanza nella sinistra, nei primi anni novanta è stata segretaria provinciale e poi regionale della Sinistra Giovanile.
Dal 1997 al 2002  è stata capogruppo dei Ds nel Consiglio comunale della Spezia, e dal 2002 al 2007 capo di gabinetto del sindaco della Spezia, Giorgio Pagano.
Nel 2007 è stata nominata assessore della Spezia nella squadra del sindaco Massimo Federici.
Nel 2010 è eletta consigliere regionale della Liguria e assume il ruolo di capo-gruppo del Partito Democratico; nell’ottobre dello stesso anno entra a far parte della Giunta regionale ligure con la delega alle infrastrutture ( che fu del marito nella precedente giunta Burlando ).

Sergio Cofferati
È nato a Sesto e Uniti (CR) il 30 gennaio 1948, grande appassionato di fantascienza, musica lirica e fumetti ( in particolare di Tex ).
Inizia a lavorare alla Pirelli di Milano e da semplice iscritto al sindacato FILCEA (CGIL), che raccoglie i dipendenti del comparto chimico, percorre tutta la scala organizzativa del sindacato, arrivando nel 1988 a dirigere la FILCEA, divenendone segretario generale.
Viene nominato nella segreteria nazionale della CGIL nel 1990, e nel 1994 succede a Bruno Trentin nel ruolo di segretario generale, incarico che ricopre fino al 21 settembre 2002.
Nel giugno del 2004 diventa Sindaco di Bologna e prima della fine del suo mandato annuncia che non si ricandiderà per un secondo mandato avendo l’esigenza di stare vicino alla sua famiglia a Genova.
Si appresta quindi a ritornare al suo lavoro alla Pirelli ma quasi in contemporanea l’allora segretario del PD Franceschini annuncia che il partito lo candiderà alle ormai imminenti elezioni europee nella circoscrizione del Nord-Ovest.
Cofferati risulterà eletto al Parlamento Europeo nel giugno del 2009 e verrà riconfermato per un secondo mandato nelle elezioni del maggio 2014.

Luigi Merlo
È nato alla Spezia il 31 marzo 1965, sposato con Raffaella Paita attuale assessore alle infrastrutture della Regione Liguria e candidata Presidente alle prossime elezioni regionali.
Dal 1990 al 1997 è stato  Consigliere comunale alla Spezia.
Dal 1997 al 2005 è stato Vice Sindaco della Spezia e Assessore alle seguenti deleghe:
personale, organizzazione, informatica, riforma sistema culturale, pubblica istruzione, sanità, attività economiche e infine urbanistica.
Dal maggio 2005 al febbraio 2008 è stato Assessore regionale ai porti, trasporti, infrastrutture e logistica (assessorato oggi retto da sua moglie).
Sino a Luglio 2012 è stato Presidente del Retroporto di Alessandria e Presidente di Ligurian Ports.
Dal luglio 2012 al luglio 2013 è stato Presidente di Assoporti (Associazione Porti Italiani).
Attualmente ricopre inoltre gli incarichi di:
Presidente dell'Autorità Portuale di Genova dal febbraio 2008.
Vicepresidente Vicario di Assoporti dal luglio 2013.